lunedì 4 aprile 2011

Esperimento Carcerario di Stanford part.2/6 – Guardie e detenuti


Leggi la parte 1

Le guardie
Come nella realtà le guardie vennero informate dell’importanza della loro mansione e dei rischi che potrebbero correre, ma (a differenza della realtà) l’unica direttiva che ricevettero fu di fare tutto ciò che ritenevano necessario per mantenere l’ordine e farsi rispettare dai prigionieri. Questo senza prima seguire alcun tipo di corso o addestramento.

Tutte le guardie indossavano una divisa color caco, vennero munite di fischietto e manganello e portavano tutte degli occhiali a specchio.
L’utilizzo degli occhiali a specchio è stato deciso per non far intravedere gli occhi e le espressioni (sintomo di emozioni e quindi di debolezza) rendendo così “inumana e forte” la loro presenza (foto 1).

Ovviamente lo studio comportamentale delle guardie era tanto importante quanto quello dei prigionieri. Ambedue i gruppi si trovavano per la prima volta a ricoprire tali ruoli.
I carcerieri erano divisi in gruppi di tre e si davano il cambio ogni otto ore.

I detenuti:
Una volta arrivati i prigionieri vennero condotti dal “direttore del penitenziario della contea di Stanford”, che li informò della loro condizione di carcerati e dei propri “crimini” e successivamente vennero perquisiti e cosparsi di una sostanza contro germi e pidocchi (foto 2).

Questa è una procedura utilizzata anche in una prigione del Texas, come documenta questa foto di Danny Lyons (in approfondimento).


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Ad ogni prigioniero venne consegnata una uniforme da indossare senza mutande o biancheria intima, con stampato fronte e retro il numero identificativo e da quel momento si sarebbero dovuti riferire alle guardie o agli altri detenuti esclusivamente tramite quello. Non avevano più nome e cognome, solamente un numero, rendendoli così anonimi e causando la conseguente perdita dell’identità, data anche dalla rasatura dei capelli subita qualche istante prima.

Dopo aver indossato tali “uniformi” si riscontrò che i detenuti iniziarono a camminare e a sedersi in modo diverso, più femminile.

Oltre a questo venne applicata una pesante catena con lucchetto alla caviglia destra, gli vennero dati dei sandali di gomma ed un berretto fatto con calze di nylon da donna. Tale catena li opprimeva, e li rendeva consci della propria condizione di prigionieri anche mentre dormivano, perché bastava che si girassero nella branda per farla sbattere sulla caviglia dell’altro piede svegliandoli e ricordandogli l’impossibilità dell’evasione, anche in sogno (foto 3).

Il berretto veniva utilizzato in sostituzione della capigliatura, che a seconda della lunghezza può esprimere il proprio modo di essere. Questa è una pratica eseguita soprattutto nelle carceri militari.
Nella gallery trovate la fotografia di uno dei “detenuti” prima e dopo la rasatura, vi renderete subito conto dell’enorme differenza (foto 4).

I detenuti erano coscienti che avrebbero potuto subire abusi di potere, tagli delle razioni alimentari, violazione della privacy e dei diritti civili, ed avevano firmato il proprio consenso.

I carcerati erano chiusi nelle celle a gruppi di 3.

Nota: altre 24 persone attendevano pronte a subentrare nell’esperimento in caso di necessità.

So che i preamboli son stati lunghi, ma erano necessari per una corretta comprensione dei personaggi in gioco, e del fatto che nulla è stato lasciato al caso. Fin da subito si nota come si cerchi di rendere il più succube possibile ogni prigioniero.

Dal prossimo post inizieremo ad entrare nel vivo dell’esperimento, analizzando i primi fatti che hanno comportato una vera e propria tragica reazione psicologica a catena.

Continua...

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Esperimento Carcerario di Stanford – Part.1/6 – Il carcere


Articolo inserito su Lega Nerd.

Eccoci con il primo esperimento scientifico estremo: Il Carcere Stanford.

Dato che è molto lungo e c’è tanto materiale sia video che fotografico lo dividerò in sei post.

Le fonti alla quale attingo sono il sito ufficiale dell’esperimento e parte della tesi di laurea di un mio conoscente dalla quale estrapolo le parti più interessanti.


Assistenti di ricerca e collaboratori:


Carolyn Burkhart, David Gorchoff. Christina Maslach, Susan Phillips, Anne Riecken, Cathy Rosenfeld, Lee Ross, Rosanne Saussotte, Greg White.

Molti di voi avranno visto il film The Experiment ma non tutti sanno che è stato tratto da un esperimento realmente condotto nel 1971 da un team di ricercatori diretti dal Professor Philip Zimbardo.

L’esito fu così drammatico da far sospendere la ricerca dopo appena 6 giorni e da coinvolgere i parenti dei soggetti, avvocati, polizia ed addirittura un prete, ma ci arriveremo a tempo debito.

Tutto inizia quando un gruppo di 70 persone risponde affermativamente ad un annuncio sul giornale che offre 15 dollari al giorno in cambio della partecipazione ad un non specificato studio sugli effetti della vita in prigione.

Dopo aver sottoposto tutti i candidati a test di personalità al fine di escludere coloro che hanno problemi psicologici, malattie o fatto abuso di droghe ne vengono scelti 24; per la precisione tutti studenti universitari, in piena salute e di ceto medio.
Essi vengono divisi in modo assolutamente casuale (col lancio della moneta) in due gruppi: metà saranno guardie e metà prigionieri. Il fatto che non ci sia alcuna differenza tra le persone nei due gruppi è estremamente importante.


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La mattina seguente i prigionieri ricevono a casa propria la visita di un auto della polizia di Palo Alto che li arresta per i crimini più svariati sotto gli occhi sbigottiti dei vicini e vengono condotti nel seminterrato del Dipartimento di Psicologia di Stanford adibito a prigione.

Nell’approfondimento potete vedere il video dell’operazione.
[spoiler show="Visualizza approfondimento" hide="Nascondi approfondimento"][youtube sYtX2sEaeFE nolink][/spoiler]


Il carcere
Per realizzare una prigione il più possibile realistica il Prof. Zimbardo si rivolse ad un gruppo di esperti, incluso un ex detenuto che ha scontato una pena di 17 anni (avrà il suo spazio nella sesta parte dell’articolo).

Oltre alle celle i prigionieri potevano accedere solamente al “cortile” che era un corridoio chiuso da alcune assi ove passeggiare durante l’ora d’aria e per espellere i bisogni corporali venivano bendati per evitare che scoprissero vie di fuga.

Le celle vennero create sostituendo le porte dei laboratori con altre fatte di sbarre d’acciaio, con sopra in bella mostra il numero. Erano così piccole da contenere solamente tre brandine e null’altro, oltre ad un citofono per eventuali comunicazioni contenente un microfono celato, così da spiare le conversazioni dei detenuti. Non c’erano finestre o orologi, una condizione questa che portò in seguito a qualche esperienza di perdita della cognizione del tempo.

Di fronte alle celle c’era “Il Buco”, uno stanzino così piccolo da permettere ad un eventuale “cattivo prigioniero” rinchiuso dentro di stare solamente in piedi.

Nell’approfondimento potete vedere il video degli stanzini prima che fossero adibiti a celle.


[spoiler show="Visualizza approfondimento" hide="Nascondi approfondimento"][youtube TShFPParenk nolink][/spoiler]


[Edit]
L’esperimento è stato ripreso anche nella serie tv “Life”: per la precisione nella quarta puntata della seconda stagione, intitolata “Non per niente”.

[Edit 2]
L’esperimento è stato citato anche nella serie televisiva “Veronica Mars” per la precisione nella Stagione 3 Episodio 2 “Dietro la porta”.

Leggi la seconda parte.

Intervista a Marcello Signore


In occasione della presentazione del canale televisivo La3 ne ho approfittato per fare paio di domande a Marcello Signore, il conduttore del programma “Mi Chiamo Nerd”.

[youtube lfovzgwTuls nolink]

http://www.flameproduction.it/sito/intervista-a-marcello-signore/

Presentazione canale televisivo La3


Giovedì mi sono recato a Trezzano sul Naviglio per la presentazione di La3, il nuovo canale televisivo che partirà da domani sulle frequenze di Sky.

Nel video trovate un’intervista al Director TV.

Mi pare che si tratterà di un canale con molte trasmissioni interessanti, e mira ad essere un punto d’incontro tra il web e la tv.

[youtube WSZkMkLkxB8 nolink]

http://www.flameproduction.it/sito/presentazione-canale-televisivo-la3/

Il miglior firewall del mondo

La donna è il miglior firewall esistente al mondo e lo si dimostra con qualche piccolo calcolo:


1. Una cellula umana contiene circa 75MB di informazioni genetiche contenute nel DNA.
2. Uno spermatozoo contiene la metà dei cromosomi di una cellula normale, quindi metà DNA, quindi circa 37,5MB di informazioni.
3. Un ML di sperma contiene circa 100 milioni di spermatozoi.
4. In media una eiaculazione dura 5 secondi e contiene 2,25 ml di seme.
5. Questo significa che il throughput di un uomo è circa

(37,5MB x 100.000.000 x 2,25)/5 = 1.687.500.000.000.000 byte/secondo

quindi 1.6875 Тerabyte/sec

Questo significa che un ovulo femminile sopporta un attacco di tipo Distributed Denial of Services da quasi 1,7 terabyte per secondo, e permette il passaggio di UN SOLO pacchetto (molto raramente DUE), questo significa che è il firewall hardware più efficente al mondo.

Purtroppo quel solo, unico, pacchetto mette down tutto il sistema per i successivi 9 mesi. :-)



Fonte: SpippolAzione.net